Tutto e’ iniziato la mattina del 3 Agosto, quando imbucandoci in un bar frequentato da molti subacquei a Santa Margherita Ligure, ho conosciuto Matteo. Tutto immaginavo, meno che entrando in quel bar sarebbe cominciata una delle avventure piu’ significative e belle della mia vita. Sono una ecologa marina, ma mi sono sempre occupata di spiagge sabbiose. Mi sono avvicinata alla subacquea solo nel 2012, quando ho iniziato a lavorare per un gruppo di ricerca che si occupa di scienze sociali in ambito diturismo. La prima volta che ho sentito parlare del Side Mount e’ stato nel Febbraio 2015, e non mi e’ piaciuta l’idea di due bombole invece di una. “Perche’ complicarsi la vita”, ho pensato. Tutto questo senza essere nemmeno subacquea. Alle spalle un breve passato di nuoto agonistico, e un po’ di apnea fatta a caso.
Dopo il recente coinvolgimento in un progetto che ha come fulcro la subacquea, ho sentito il dovere di entrare a far parte di questo mondo non solo come scienziata, ma anche come persona, come subacquea. Ma ancora prima di potermi guardare attorno, si e’ presentata questa opportunita’. Ovvero, quella di far parte di un corso sperimentale, in Side Mount e in assetto. Entrambe le cose mi hanno attratta quasi da subito, nonostante la diffidenza nei confronti del Side Mount. Dopo la proposta scherzosa di Matteo: “non sarebbe bellissimo farle un corso Open Water interamente in Side Mount, e in assetto”, e la mia altrettanto scherzosa risposta: “se tu lo vuoi fare, io mi offro volontaria”, c’e’ stata una pausa di circa due settimane. Fino a che un pomeriggio, al diving di Rapallo, la cosa non ha iniziato a concretizzarsi con il fatidico scambio di numeri di telefono, e lo smiley su Whatsapp per controllareche il numero sia quello giusto.
Lunedi’ 31 Agosto, ora di cena, ho fame, provo la muta che sta strettissima, mi sento soffocare nel bagno della scuola. Moduli da firmare, teoria da iniziare in preparazione al giorno successivo. Dopo aver provato una muta piu’ larga, Matteo punta alla muta ‘assassina’ e dice al collega “le sta un po’ stretta, ma e’ lei”. Penso tra me e me: “quasi quasi mi tiro indietro”. Fine serata, Matteo mi saluta dicendo: “regola numero uno?”, ed io sospirando: “non smettere mai di respirare”. Mattino dopo al Covo, caldo soffocante, un’ora di configurazione del gav, o come ho osato chiamarlo quel giorno, il ‘pannolino’. Mi metto la muta ‘assassina’ sotto la doccia del diving, non senza spellarmi tutte e due le mani. Aggiungo il resto, mi tolgo gli occhiali, non ci vedo piu’ niente, entriamo in acqua dalla spiaggia, e Matteo fa le prime riprese in superficie. L’ansia cresce e devo cercare di non farla trasparire. Poi le prime pinneggiate sempre in superficie. Penso: “ok, sono ancora viva”. Infine erogatore in bocca, ora scendiamo. Passa un attimo, un istante. Ed entro in un altro mondo. Tutto e’ calmo, ovattato. Tutto e’ blu. Tutto e’ ondeggiamento gentile. E mi rendo conto che sono tutta dentro al mare. Che ora mi devo preoccupare solo di respirare. Tutto il resto scompare. Scendo giu’ ma Matteo mi tiene per mano, per la rubinetteria, gonfia e sgonfia il gav. Mi sento sicura, so di essere in ottime mani la’ sotto.
Sono dell’opinione che le cose fondamentali da imparare si imparino il primo giorno di immersione. So che probabilmente mi sbaglio e che molti subacquei non saranno d’accordo con me, considerando anche che sono solo una principiante. Ma ribadisco che le mie certezze le ho apprese quel giorno. Sono poche e semplici ma buone. La prima e’ che amo il mare, e amo starci dentro. La seconda e’ che per poter amare il mare come si deve, ci e’ stata regalata la subacquea. La terza e’ che per poter amare il mare bene bisogna immergersi bene, e sebbene le didattiche si assicurino che questo succeda, alla fine l’interfaccia fondamentale nell’apprendimento della subacquea e’ il tuo istruttore.
Questo corso mi ha dato la possibilita’ di vivere quello che penso sia formazione di alto livello. Completare gli esercizi in assetto infonde un senso di indipendenza dal fondale, che credo sia essenziale. Ho ancora molta strada da fare, ma sono contenta di aver iniziato cosi’. E che dire del Side Mount. Non potrei descrivere una maniera piu’ elegante di immergersi. Ma non e’ solo per quello che lo scelgo (perche’ Matteo non e’ stato di parte, e ho dovuto fare anche una esperienza mono). Il Side Mount mi da’ la possibilita’ di portare le bombole in acciaio da 7L da sola, anche se una alla volta. Il Side Mount mi fa respirare da due fonti d’aria diverse, facendomi sentire piu’ sicura. Il Side Mount e’ compatto, i miei erogatori sono a meno di un palmo da me, come il corrugato. Riesco a vedere le bombole, a tenerle sott’occhio. Posso staccarle se necessario. La fonte d’aria alternativa ha una frusta molto lunga. Piccole cose che insieme fanno la differenza. Penso che col tempo, se mi e’ concesso, la lista di benefici da attribuire al Side Mount non potra’ che allungarsi.
L’ultima cosa che voglio dire, e che ribadisco sia la piu’ importante, e’ che una persona puo’ cercare di venderti tanti tipi di subacquea. Tanti gadget, tanti giochi, tanti pacchetti, tanti corsi, tante configurazioni. Ma alla fine l’impronta che rimane e’ quella di chi ti forma. E’ quella della serieta’, della passione, della simpatia, della sicurezza, e della bravura dell’istruttore. Senza queste doti, non vorrei essere ancora subacquea oggi.
Il mio futuro come subacquea? Spero roseo. Vivo su un altopiano a 1500m sul livello del mare, e ad otto ore di macchina dal mare, anzi, dall’oceano. Ma non saranno questi dettagli a fermarmi. Che ci vuoi fare, ormai sono una subacquea. Ormai sono una SideMounter.